Il 28 ottobre scorso, il
Consiglio regionale abruzzese ha approvato una delibera legislativa, che
introduce un nuovo articolo alla legge n. 2/2008, recante “Provvedimenti
urgenti a tutela del territorio regionale”. Detto articolo stabilisce quanto segue: “Sulle opere per le quali è stata negata
l’intesa, la soluzione per la quale è stata data la negazione sarà valutata e
comparata entro sei mesi, di concerto con gli organi statali competenti e in
ottemperanza al principio di leale collaborazione, con le soluzioni alternative
elaborate dalla Regione al fine di scegliere la proposta che accolga nel modo
più completo possibile le ragioni alla base della negazione e che abbia minore
impatto ambientale e il più basso impatto sismico”.
Scopo della nuova legge
è di trovare una soluzione alla spinosa questione del metanodotto e della centrale
di compressione gas di Sulmona, dopo i falliti tentativi di bloccarne la
realizzazione con due distinte leggi, impugnate dal Governo nazionale e
dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale con le sentenze n. 182/2013 e
119/2014.
Inutile illudersi: con
molta probabilità il Governo Renzi impugnerà anche questa legge dinanzi alla
Corte e la Corte, per la quarta volta, ne dichiarerà l’illegittimità.
Nel frattempo, però, la
legge regionale sarà perfettamente applicabile; il punto è che la sua
applicazione – al di là di ogni considerazione sulla sua legittimità –
difficilmente potrà riguardare Sulmona.
Il nuovo articolo parla,
infatti, di “opere per le quali è stata negata l'intesa”, senza tener conto del
fatto che, dopo le due sentenze della Corte costituzionale che hanno dichiarato
illegittima la legge n. 2/2008 nella parte in cui faceva riferimento ai
gasdotti, agli oleodotti e alle centrali di compressione gas, è rimasto in
piedi soltanto l’art. 1, che, però, fa riferimento alla ricerca e all’estrazione
degli idrocarburi liquidi; non,
dunque, al gas, né ai gasdotti e neppure alle centrali di compressione gas.
Pertanto, delle due l’una: o deve ritenersi che la legge si applichi solo agli
idrocarburi liquidi (nel qual caso non servirà a risolvere il problema di Sulmona) oppure (perché possa servire a
Sulmona) deve ritenersi che essa si applichi ad ogni opera – di qualsiasi tipo
– rispetto alla quale la Regione, chiamata a stringere un accordo con lo Stato,
abbia negato l’intesa.
Il che mi pare
francamente troppo.
Enzo Di Salvatore
Nessun commento:
Posta un commento