venerdì 20 aprile 2012

Lettera di diffida dell'Associazione Jonathan inviata alla ASL di Lanciano-Vasto-Chieti relativa ai "criteri di esclusione alla donazione" del sangue


(Riceviamo e pubblichiamo)


Lettera dell’Avv. Andrea Cerrone inviata per conto dell'Associazione Jonathan - Diritti in movimento all’Azienda Sanitaria Locale di Lanciano-Vasto-Chieti
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A nome e nell’interesse dell’Associazione Jonathan - Diritti in Movimento, con Sede legale in Pescara alla via Palermo n. 41, in persona del suo Presidente e legale rappresentante pro tempore sig. Marco Lozzi, rappresento quanto segue.

L’Associazione, che ha tra i suoi obiettivi statutari la tutela, tra gli altri, dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, si duole per la decisione dell’Azienda di sottoporre, a coloro che si avvicinano alla donazione del sangue presso il Servizio aziendale di immunoematologia e medicina trasfusionale dell'Ospedale “Floraspe Renzetti” di Lanciano, un documento retrivo, discriminatore e sideralmente distante dalle più elementari conoscenze medico scientifiche in tema di trasmissione delle malattie a contagio sessuale.
Il predetto documento, recante i “criteri di esclusione alla donazione”, che per Vs. opportuna conoscenza si allega in copia alla presente, pur essendo ciclostilato col vecchio logo “Azienda Sanitaria Locale 03 Lanciano-Vasto”, viene tutt’ora sottoposto agli aspiranti donatori: diffondendo preconcetti, sconforto e disinformazione. Così contribuendo a vanificare, del tutto gratuitamente, il lavoro immane di chi lotta ogni giorno per la tutela dei diritti fondamentali dell’essere umano: contro l’omofobia, la transfobia ed ogni altra forma di ingiusta ed assurda discriminazione.
Il documento, pur facendo appello al “profondo significato filantropico” che, effettivamente, contraddistingue l’alto gesto di donare il sangue, risulta essere avaro in termini di umanità, nonché pregno di preconcetti privi di riscontro scientifico.
Tra i primissimi punti di un elenco di 11 condizioni che precludono all’aspirante donatore di offrire al prossimo il proprio sangue si legge, al numero 2, la dicitura: “Rapporti omosessuali” e al numero 3: “Rapporti sessuali con persone sconosciute”.
Conviene, per zelo, esaminare entrambe le diciture: tutt’ e due patentemente errate e gravemente approssimative. Quella di cui al numero 3, ad esempio, evoca un mito sfatato da lunghi anni, specie in tema di trasmissione del virus dell’immunodeficienza umana, che prioritariamente vuole scongiurarsi nell’ambito della donazione di sangue. Distinguere tra persone conosciute e sconosciute in questo campo è fuori luogo e fuori dal tempo. Più opportuno, invece, sarebbe stato un esplicito riferimento ai rapporti protetti e non protetti. Incredibilmente mai citati; quasi si patisca il peso di un pregiudizio dottrinale/religioso.
Non sono infrequenti le infezioni tra partner, figurarsi tra persone non sconosciute.
La promiscuità sessuale e i comportamenti a rischio, in generale, cui eventualmente si espongono i conoscenti, gli amici o persino il partner dell’aspirante donatore non sono sempre nel dominio di quest’ultimo. Non può valere un lato principio d’affidamento a terzi, in questa delicata materia.
È l’utilizzo del preservativo o di altri presidi che allontana la trasmissione delle più gravi M.S.T. Non è infrequente che la persona sieropositiva neppure sappia di essere entrata in contatto col virus. Non vi sono sintomi eclatanti. Anzi, l’infezione, per definizione, rimane silente negli anni e ciò non pregiudica certo la trasmissibilità del virus.
In altri termini, non basta essere eterosessuali ed avere rapporti con partner conosciuti per scongiurare la trasmissione del virus.
Altro punto assai dolente è quello di cui al numero 2 dei “criteri di esclusione alla donazione”. Anche qui nessun riferimento ai rapporti sessuali protetti e non, responsabili o irresponsabili, quasi a voler intendere che il sangue di una persona gay sia infetto o rischioso a prescindere e così proscritto da ogni logica solidaristica e filantropica.
Orbene, divulgare, in modo massivo, concetti ambigui, così retrivi e grandemente approssimativi lede la dignità della persona umana, alimentando la discriminazione, l’odio e l’omofobia e prestando il fianco a coloro i quali cercano ogni appiglio per oltraggiare gli omosessuali.
La mancanza di precisione, l’approssimazione e la divulgazione di concetti pseudoscientifici, infatti, finisce per contravvenire all'obbligo di solidarietà sociale enunciato dall'art. 2 della Costituzione che, come rimarcato da un recente pronunciamento della Corte costituzionale (Sentenza n. 138/2010), ricomprende, tra le formazioni sociali ove si svolge la personalità dell’individuo che vanno tutelate, anche quelle omosessuali.
Non si trascuri la grande lotta portata avanti dall’Unione europea contro l’omofobia. La Legge 2 agosto 2008 n. 130 ha ratificato il Trattato di Lisbona che, modificando il Trattato sull’Unione europea, ha fatto proprio il riconoscimento dei diritti contenuti nella c.d. Carta di Nizza, la quale vieta le discriminazioni fondate sulle tendenze sessuali. Tutto ciò nella consapevolezza che l’omofobia insidia ancora la società contemporanea per cui, specie in capo alle Amministrazioni pubbliche, si pretende che si faccia attenzione e che si usi cautela nel diffondere certuni concetti.
Così, appena qualche giorno fa, si è espresso il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, a Ginevra, presso la Sede della Commissione O.N.U. per i diritti umani: “Alle lesbiche, gay, bisessuali o transgender, lasciatemi dire: non siete soli. La vostra battaglia per la fine della violenza e della discriminazione è una battaglia condivisa. Ogni attacco a voi è un attacco ai valori universali delle Nazioni Unite che ho giurato di difendere e promuovere. Oggi sto con voi e invito tutti i paesi e i popoli a stare dalla vostra parte”.
L’auspicio è che anche la Regione Abruzzo e la ASL 02 Lanciano, Vasto, Chieti stiano dalla parte della non discriminazione.
Donare il sangue è un gesto di grande civiltà. Donare il sangue e gli emocomponenti significa, molto spesso, salvare una vita. Tante vite. Il lavoro compiuto ogni giorno, specificamente, dal personale del Servizio di immunoematologia dell’Ospedale Renzetti di Lanciano è un lavoro faticoso ed insostituibile, peraltro di comprovata ed elevatissima competenza. Ben nota anche al di fuori dei confini regionali. Si tratta di una vera e propria struttura d’eccellenza della quale tutti debbono andare fieri.
Evidentemente, per via di un grossolano errore, concentrandosi il lavoro dei medici, degli infermieri e del personale tutto sugli aspetti più propriamente medico scientifici della donazione del sangue, si è trascurato un aspetto apparentemente banale ma in realtà importantissimo. Non sostituendo un vecchio documento divulgativo con uno più appropriato ed attuale si è effettivamente prodotto un danno.
A farne le spese sono tutte quelle persone che ogni giorno vengono discriminate per via del loro orientamento sessuale o per la loro disforia di genere. Dileggiate per quel che sono: per la loro natura; mai più malattia, come saggiamente insegnato, ormai da moltissimi anni, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Scansate o persino emarginate per via di una logica retriva che le vuole ontologicamente dedite alla promiscuità. Dimenticandosi che esse, come tutte le altre, sono persone: esseri umani con sentimenti, sofferenze e diritti. Oggi giuridicamente tutelati.
Gli individui che ogni giorno, ancora oggi ed in questo Paese, si scoprono omosessuali o transessuali vanno incontro ad una serie interminabile di difficoltà, talora gravissime. S’è stimato che innumerevoli sono i casi di adolescenti che tentano il suicidio sol perché si scoprono omosessuali e, purtroppo, la letteratura medica e quella sociologica pullulano di statistiche disarmanti, in questo senso.
Ciò deve rafforzare il senso di responsabilità di tutti e, per prime, delle Istituzioni, le quali debbono usare un linguaggio attuale e cauto, sempre consapevoli del danno che ogni leggerezza ed ogni approssimazione possono produrre.
Certo che le Signorie Loro sapranno prontamente rimediare al problema ampiamente illustrato, dandomene opportuna conoscenza, ho l’obbligo di diffidare formalmente, così come effettivamente diffido, l’Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano- Vasto- Chieti, in persona del suo Direttore Generale e legale rappresentante pro tempore, a provvedere immediatamente affinché cessi la diffusione del documento recante “CRITERI DI ESCLUSIONE ALLA DONAZIONE”, allegato alla presente e sottoposto agli aspiranti donatori, come meglio specificato in narrativa. Sarà cura dell’Azienda sostituirlo con un documento attuale e scientificamente apprezzabile. Diversamente, mi vedrò costretto a rivolgermi all'Autorità giurisdizionale, ove chiederò anche il ristoro dei danni per conto dell'Associazione Jonathan - Diritti in Movimento, rappresentante degli interessi collettivi e diffusi che ho descritto.

Distinti saluti.

Lanciano - Pescara, 27 marzo 2012.

Avv. Andrea Cerrone Ph.D.