Chicco Testa, che negli anni ’80
è stato Presidente nazionale di Legambiente, è oggi parte della Board and Management della Medoilgas, la società petrolifera attiva
nell’esplorazione e nella produzione di idrocarburi liquidi e gassosi nell'area
del mediterraneo: la stessa che a breve potrebbe ottenere la concessione
Ombrina mare in Abruzzo. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa a Leo
Amato de Il Quotidiano della Basilicata ("Dire no al petrolio è un suicidio") Testa valuta “strapositivamente” la proposta avanzata dal segretario nazionale
del PD, Matteo Renzi, con la quale si vorrebbe recuperare quanto contenuto nel
disegno di legge di revisione costituzionale presentato a suo tempo dal Governo
Monti. Secondo Matteo Renzi, infatti, “non è accettabile che in tempi di
difficoltà economica la politica continui con i suoi carichi di costi e le
regioni si trasformino in dei macro Stati che pensano di poter governare tutto”.
E per questa ragione occorre porre rapidamente mano al Titolo V della
Costituzione e stabilire che alcune materie – come appunto l’energia – tornino
alla competenza esclusiva dello Stato.
Nell’intervista, il giornalista
rivolge a Testa la seguente domanda: “In Abruzzo sembra essere stato il Governo
a mettersi di traverso al progetto. Cosa cambia se da domani la Regione non
avrà più voce in capitolo?”. A questa domanda Testa risponde che, in effetti,
il procedimento per il rilascio del titolo si è momentaneamente arenato presso
il Ministero, ma “soltanto da un punto di vista formale”, in quanto “l’opposizione
del Ministro Orlando, stando a quanto mi è stato riferito, sarebbe da
attribuirsi alle pressioni di alcune forze politiche regionali preoccupate per
i riflessi sulle prossime elezioni. Non la Regione, sia chiaro. Tant’è che il
presidente mi ha ripetuto più volte di non avere poteri per intervenire sulla
questione”.
Cosa c’entri questo con la
riforma del Titolo V, però, sfugge: lo stesso Presidente della Regione Chiodi
gli avrebbe detto di “non avere poteri per intervenire sulla questione”;
sebbene – stando a quello che riferisce Testa – dovrebbe dedursi che per alcuni
politici abruzzesi il problema sia dato dalle elezioni regionali alle porte e non dal progetto Ombrina in sé. Inquietante.
Poi Testa, dopo aver tacciato di
egoismo territoriale le Regioni del Sud Italia, passa ad affrontare la
questione petrolifera in Basilicata e sostiene che la Basilicata “ha bisogno di
investimenti enormi” nel settore, in modo da far fronte alla situazione di
povertà in cui versa. C’è bisogno di ricordare a Testa che da anni la
Basilicata è interessata da progetti petroliferi e che nonostante questo la sua
economia non è affatto migliorata? Come mai – tanto per dirne una – il prezzo
del carburante alle pompe di benzina è di gran lunga superiore a quello di
molte altre Regioni? Non sarà forse che una volta ottenuta la concessione
all’estrazione il petrolio è di chi lo estrae e non della Regione e nemmeno
dello Stato? La società petrolifera, infatti, ne fa quel che vuole. Lo sanno
tutti. In cambio essa è tenuta a versare allo Stato solo un corrispettivo su
quanto estratto (le c.d. royalties) e
di questo solo una parte esigua va alla Regione e agli enti locali interessati.
Non è un problema ideologico, ma una
questione di rapporto costi-benefici: che, però, Testa sposta sul secondo
termine del rapporto. Tant’è che per convincere il lettore dei molti benefici
che il petrolio apporterebbe ai territori – da lui definiti “egoisti” (il che
già basterebbe a smentire che i costi siano inferiori ai benefici) – Testa
afferma che le attività petrolifere sono perfettamente compatibili con le
esigenze di tutela ambientale (i.e.: con la presenza di aree naturali protette)
e con il turismo, omettendo, però, di precisare che il rilascio di un titolo
minerario può condurre – com’è appunto accaduto in Basilicata con il progetto
“Tempa Rossa” – all’espropriazione dei terreni dei cittadini egoisti. In questo
caso, ci sarebbe da chiedergli quale beneficio possano trarne gli agricoltori,
visto che a seguito dell’espropriazione sarebbe da corrispondere loro solo una
manciata di spiccioli. Ma Testa,
appunto, non lo spiega. Ed anzi subito dopo si mostra scandalizzato del fatto
che in Parlamento si discuta dell’opportunità di prevedere che le attività
petrolifere debbano essere preventivamente assoggettate a valutazione di
impatto sanitario: “Ma ci rendiamo conto?” – esclama Testa . “È come se
mettendosi in auto ogni mattina uno debba pensare agli effetti sulla salute che
avranno le emissioni dal tubo di scappamento”. Il che – come si vede – non
equivale a negare che quelle attività possano essere nocive per la salute del
cittadino (egoista), bensì solo che non avrebbe senso preoccuparsi di
verificare in che misura ciò lo sia; perché se così fosse dovremmo anche pensare
agli effetti provocati dalla “emissioni dal tubo di scappamento”. Ed infatti.
Perché mai non dovremmo preoccuparcene?
ENZO DI SALVATORE
mamma mia, una pletora di voltagabbana, da Testa in poi.....
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaTesta dovrebbe sapere che le procedure di VIS (Valutazione impatto sanitario) e di valutazione che integrino ambiente e salute, vengono studiate e praticate in tutto il mondo. Le evidenze scientifiche nei campi dell'epidemiologia e della tossicologia sugli effetti avversi sulla salute legati all'inquinamento atmosferico e da radiazioni sono ormai tali da permettere la messa a punto di software in grado di predire persino al livello quantitativo i rischi sanitari ed ambientali attribuibili ad una particolare opera. Lavorando alla Medoil queste cose dovrebbe saperle, quindi, secondo me, è palesemente in cattiva fede.
RispondiElimina