Il “Protocollo d’intesa
per l’area di Gela”, sottoscritto a Roma il 6 novembre scorso tra l’ENI, il
Ministero dello sviluppo economico, la Regione Siciliana, il Comune di Gela,
Confindustria Sicilia, ed alcuni sindacati, mira a realizzare una (parziale)
riconversione dell’area industriale di Gela, al fine di consolidare (anche) la
vocazione manifatturiera della stessa. La riconversione e il risanamento
ambientale vengono tuttavia subordinati all’impegno, da parte della Regione
Siciliana, a consentire l’avvio di nuove attività di ricerca e coltivazione di
idrocarburi sull’intero territorio siciliano e persino “nell’offshore
adiacente” (come possa la Regione impegnarsi anche in ordine alle attività offshore
resta un mistero). A tal fine, non solo si chiede alla Regione di procedere
alla semplificazione dei procedimenti amministrativi (dunque: di impegnarsi a
modificare la legge regionale n. 14 del 2000), ma si rivendica anche il diritto
di esercitare quelle attività in regime di sostanziale monopolio (o oligopolio),
posto che nel protocollo si legge chiaramente che le attività petrolifere
saranno esercitate direttamente da ENI (o da società riconducibili ad ENI) ovvero
da società aventi la sede legale nel territorio siciliano. Appare evidente che si
è di fronte ad un accordo restrittivo della concorrenza, come tale vietato
dall’Unione europea. D’altra parte, la direttiva 94/22/CE, che disciplina la
materia, prescrive agli Stati membri di garantire che non vi siano
discriminazioni tra le società petrolifere per quanto riguarda l’accesso alle
attività; e dispone che la superficie di ciascuna area data in concessione debba
essere determinata in modo da non eccedere quanto giustificato dall’esercizio
ottimale delle attività medesime sotto il profilo tecnico ed economico. Essa
chiarisce, inoltre, che “le disposizioni legislative, regolamentari ed
amministrative che conferiscono ad un unico ente il diritto di ottenere
autorizzazioni in un’area geografica specifica, compresa nel territorio di uno
Stato membro, sono abolite dagli Stati membri interessati prima del 1° gennaio
1997”.
Enzo Di Salvatore
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