domenica 20 maggio 2012

Bar che chiudono per motivi di ordine pubblico

Da recenti notizie di stampa s’apprende della chiusura forzata, per 15 giorni, di due bar della Città di Teramo: “Baratto” di Sant’Atto e “Clarizia” del quartiere Gammarana.
La chiusura è stata disposta dal Questore della Provincia di Teramo perché i due esercizi sarebbero frequentati da pregiudicati. La medesima Autorità di pubblica sicurezza, sempre stando al racconto dei giornali, non ricollega l’adozione dei provvedimenti a responsabilità riferibili ai gestori dei due luoghi di ritrovo, ma ha deciso comunque di sospendere loro le licenze.
Bisogna dunque chiedersi quanto sia compatibile con il nostro ordinamento costituzionale un provvedimento del genere e, soprattutto, quanto siano costituzionalmente accettabili le conseguenze che ne sono scaturite.
Secondo un costante orientamento giurisprudenziale, e cioè secondo le sentenze che diversi giudici hanno già pronunciato in casi simili, non è in effetti necessario che il Questore ravvisi delle responsabilità in capo ai gestori degli esercizi per decidere di sospendere o di revocare loro le licenze, dal momento che la legge di cui si fa applicazione in questi casi – art. 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.) – non ha una finalità punitiva, ma semplicemente persegue la tutela dell’ordine pubblico, della moralità, del buon costume o della sicurezza dei cittadini. Temi di costante attualità – almeno per quanto riguarda la sicurezza e l’ordine pubblico – malgrado la vetustà della norma: classe 1931.

Detta così, la notizia potrebbe non destare particolare preoccupazione. Potrebbe anzi ristorare la fame di sicurezza che molte persone avvertono. L’idea che il Questore, in caso di pericolo, chiuda, vieti, proibisca, potrebbe persino rinfrancare il miraggio di città più sicure e tranquille.
Come spesso accade, però, ragionamenti troppo frettolosi rischiano di scadere nella demagogia e di perdere di vista l’essenza delle cose e la tutela dei singoli: avvertita come necessaria non tanto dall’etica o dalla morale, ma dalla nostra Carta costituzionale, che troppo spesso viene relegata sullo sfondo. Una delle maggiori conquiste del nostro ordinamento costituzionale è, appunto, la tutela dell’individuo. Del singolo. Tutela in passato sempre costantemente sacrificata a vantaggio di altri interessi, come, ad esempio, quello pubblico.
Anche oggi l’interesse pubblico trova una tutela privilegiata nel nostro ordinamento, ma la Costituzione non permette che l’interesse del singolo ne esca eccessivamente svilito o persino annullato.

Per comprendere se il provvedimento adottato dal Questore sia o meno legittimo – e soprattutto se lo siano le sue conseguenze – bisogna per un attimo accantonare, senza dismetterle, le vesti della collettività, della moltitudine, ed indossare i vestimenti del gestore, del barista, del cameriere, oltreché dei congiunti di costoro che sui loro redditi fanno affidamento.
Individualità tutelate dal diritto, non dal ben pensare.
Trovarsi improvvisamente senza proventi, lasciar marcire beni alimentari deteriorabili, accantonare ampie riserve di cattiva pubblicità, non poter far fronte alle esigenze quotidiane per sé e per la propria famiglia sono tutte questioni economicamente apprezzabili. In altri termini: hanno un costo. Di questo costo deve farsi carico la Pubblica Amministrazione, che ha perseguito la tutela dell’interesse pubblico. Non il singolo.

Si pensi ad esempio all’esproprio per pubblica utilità. La Costituzione ammette che il proprietario di un terreno ne venga espropriato perché su di esso possa essere edificato un ospedale o una strada o qualunque altra cosa ma pretende che al proprietario medesimo venga riconosciuto un indennizzo.
Dunque le considerazioni conclusive sono due.
Da un lato è necessario verificare se il provvedimento ha davvero tutelato l’interesse pubblico, non dimenticando che “l'esercizio del potere attribuito al questore dall’art. 100 t.u.l.p.s. del 1931 incontra un limite nell’effettiva sussistenza di situazioni di fatto di particolare gravità ed allarme sociale concretamente idonee a mettere a repentaglio l’ordine e la sicurezza pubblica, poiché solo detti presupposti giustificano la compressione di una libertà costituzionalmente tutelata come quella dell'iniziativa economica privata” (così T.A.R. di Bologna, sez. I, 19 settembre 2003, n. 1567).
Dall’altro lato, sempre che ragioni di necessità vi fossero e fossero concrete, bisogna indennizzare la sospensione della licenza e a beneficiare dell’indennizzo dovrebbero essere i gestori ed i lavoratori dipendenti degli esercizi. In questo senso, sarebbe auspicabile una lettura costituzionalmente orientata dell’art. 21 quinquies della legge 241/1990 del quale bisognerebbe fare applicazione anche ai casi come quello in esame. Sia in caso di sospensione che di revoca. Così recita la disposizione citata al primo comma: “Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dell’interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo ad efficacia durevole può essere revocato da parte dell’organo che lo ha emanato ovvero da altro organo previsto dalla legge. La revoca determina la inidoneità del provvedimento revocato a produrre ulteriori effetti. Se la revoca comporta pregiudizi in danno dei soggetti direttamente interessati, l’amministrazione ha l’obbligo di provvedere al loro indennizzo”.
Laddove un’interpretazione costituzionalmente orientata della norma de qua non fosse praticabile in ragione di un insanabile contrasto con la lettera della disposizione, allora bisognerebbe concludersi per l’incostituzionalità dell’art. 100 del T.U.L.P.S., nella parte in cui non prevede un equo indennizzo per coloro che, pur esenti da responsabilità, si vedano sospesa o revocata la licenza.

ANDREA CERRONE

mercoledì 9 maggio 2012

Proposte per superare la crisi economica, ambientale e sanitaria della Valle dell'Agri

COPAMS 2012
Conferenza Petrolio Ambiente Salute

Sala Convegni
Hotel Sirio
Villa D’Agri (PZ)
25 – 26 maggio 2012

Programma


Venerdì 25 Maggio - Villa d’Agri


Ore 17.00 - Il Petrolio e la crisi dello sviluppo territoriale ecosostenibile

Modera: Rosa Fortunato
Comitato Civico “Sor Aqua” - Coordinatore “La Locomotiva
Introduce: Antonio Bavusi, OLA
Testimonianza: Vincenzo Capogrosso, residente in C/da Vigne di Viggiano
Interventi:
Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
Pietro Dommarco, Coordinatore Ola - Giornalista Altraeconomia
Domenico Ferrara, Mov. Politico Contro l'Indifferenza
Francesco Masi, Laboratorio del Marmo-Melandro per i Beni Comuni
Anna Maria Palermo, Responsabile regionale Libera
Giovanni Samela, Associazione “Cento Comuni”
Miko Somma, Comunità lucana (No Oil)

0re 18.30 - Il Petrolio e la crisi politico-istituzionale

Testimonianza: Pinuccio Cudemo, “Pro Vita Sana” Sant’Arcangelo
Interventi:
Sergio Annunziata, Sindaco di Atena Lucana
Pasquale De Luise, Sindaco di Spinoso
Vito Di Trani, Sindaco di Pisticci
Michele Grieco, Sindaco di Paterno
Tommaso Pellegrino, Sindaco di Sassano

Dibattito

Ore 21.00 - Cena (aperta a tutti con prenotazione)


Sabato 26 Maggio - Villa d’Agri

Ore 9.00 - Il Petrolio e la crisi agricola, turistica e industriale

Modera: Arturo Caponero, Circolo Legambiente Montalbano
Introduce: Rita D’Ottavio, La Locomotiva
Testimonianza: Massimo Miranda, Allevatore di Viggiano
Interventi:
Gianfranco Atella, Comitato regionale Acqua Pubblica
Terenzio Bove, Dottore di Ricerca in produttività delle piante coltivate (La Locomotiva)
Gianni Fabbris, Altragricoltura - Comitato “Terre Joniche”
Francesca Leggeri, Operatore agrituristico
Francesco Pisani, Produttore vitivinicolo - biologico
Antonio Grazia Romano, Ribelli Web Basilicata
Amedeo Truda, Elbe Sud Italia

Ore 10.00 - Il futuro verde della Basilicata

a cura di: Forum Democratico
Modera: Michelangelo Leone


Ore 11.30 - Il Petrolio e la crisi ambientale e sanitaria

Modera: Ivan Di Palma, Comitato No Petrolio Vallo di Diano
Introduce: Giuseppe Frezza, Ass. “Pro Vita Sana” Spinoso - La Locomotiva
Testimonianza: Cristina Berardone, L’Onda Rosa
Interventi:
Albina Colella, Università della Basilicata
Giampiero D’Ecclesiis, Geologo
Giuseppe Di Bello, Associazione EHPA
Vito Mazzilli, Presidente WWF Basilicata
Giambattista Mele, Laboratorio per Viggiano - La Locomotiva
Camilla Nigro, L’Onda Rosa - La Locomotiva

Ore 13.30 - Pranzo (aperto a tutti con prenotazione)


Ore 17.00 - Come e perché la Lombardia, l’Abruzzo e la Campania hanno detto NO al Petrolio

Modera: Enzo Alliegro, La Locomotiva
Introduce: Vincenzo Vertunni, Sindaco di Grumento Nova
Comunicazione: Giuseppe Macellaro, (Sui-GeneriS)
Interventi:
Alberto Saccardi - Giovanni Zardoni, Comitato No al pozzo nel Parco del Curone (Lecco)
Carlo Costantini, Capogruppo IdV Regione Abruzzo
Raffaele Accetta, Presidente Comunità Montana “Vallo di Diano e del Cilento”

Ore 19.00 - Per una legge regionale sull’intero comparto estrattivo

Enzo Di Salvatore, Professore di Diritto Costituzionale, Università di Teramo
(autore del volume: Abruzzo color petrolio)


Dibattito e Conclusioni

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I lavori saranno trasmessi in diretta nazionale su radio radicale e in streaming su olachannel http://www.olachannel.it/ e sulla radio locale radio color
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La locomotiva della Valle dell'Agri

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Rosa Fortunato, 3489008317
Rita D’Ottavio, 3204035055
Camilla Nigro, 3346787390
Giambattista Mele, 3275797508
Terenzio Bove, 3931292811