venerdì 18 luglio 2014

SU AMBIENTE E PETROLIO I PARLAMENTARI DE PD SFIDUCINO IL GOVERNO RENZI

Nel tentativo di portare all’incasso il risultato ottenuto alle recenti elezioni europee, Matteo Renzi preme sull’acceleratore delle grandi “riforme”, lancia moniti offensivi e continua a dispensare promesse a piene mani. La sua è una corsa all'impazzata e da ultimo miglio, malgrado le curve. Un film già visto con il Berlusconi delle mai realizzate “riforme liberali”, che avrebbero dovuto trasformare l'Italia in un Paese libero: liberato dall'ingombrante presenza illiberale e liberticida dei "comunisti".
Oggi come allora, i toni – eccessivi fino a rasentare la volgarità – prevalgono sui contenuti; le prove muscolari sulla competizione delle idee, sul confronto dialettico e sul rispetto delle regole.
“Il Paese non può più aspettare!”. Più che il Paese sembra proprio che Renzi, eternamente in sorpasso, non possa più attendere. E lo è a tal punto da cadere in quell’ansia di prestazione che già colpì il suo degno maestro: il Cavaliere.
Chi non ricorda la celebre frase: “Non mi fanno lavorare”? Ieri i catto-comunisti, oggi i “professori”, i “superburocrati” (ma chi la ha designati sulla base di rapporti di natura fiduciaria se non il timoniere di turno?), i “comitatini”, i movimenti (il Forum dell’Acqua Pubblica resta il "partito" con il maggior numero di consensi della storia dell’Italia repubblicana), i dissidenti interni al PD.

Ecco, dunque, spiegati due episodi noti ormai ai più: le dichiarazioni rese dal Premier in un'intervista rilasciata qualche giorno fa al Corriere della Sera sulla politica energetica e sui "comitatini"; l'imminente varo del c.d decreto "Sblocca-Italia", con il quale Governo darà il via libera alla realizzazione delle grandi opere, delle infrastrutture strategiche e al raddoppio della produzione nazionale di gas e petrolio.

In tutto questo "tritume" mediatico si sono, però, perse le tracce delle anime "patite e sofferenti" del PD, che nel corso della passata e della presente Legislatura hanno promosso e adottato Risoluzioni, volte ad impegnare il Governo ad intraprendere tutt'altra azione politica. Inutilmente, però. Nonostante il chiaro contenuto delle Risoluzioni e nonostante i diversi progetti di legge depositati sul blocco delle attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi in terraferma e in mare.

L’olimpo dei gloriosi "martiri" PD della resistenza contro le trivelle è affollato: Giovanni Legnini, Michele Pompeo Meta, Stefania Pezzopane, Marco Filippi, Nicodemo Nazzareno Oliverio, Salvatore Tomaselli, Colomba Mongiello, Tommaso Ginoble, Luigi Famiglietti, Mariastella Bianchi e tanti altri ancora.

Coerenza vorrebbe che tutti coloro che si sono schierati in difesa dei territori e dei beni comuni prendano le distanze da questa politica governativa, presentando una mozione di sfiducia nei confronti del Governo Renzi per aver tradito l’indirizzo politico espresso in sede parlamentare.

Parigi val bene una messa. O no? Se sì, che agissero subito; in caso contrario, la smettessero di pontificare e si tenessero stretto il loro amato Renzi.


Coordinamento Nazionale NO TRIV

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