Nel tentativo di portare
all’incasso il risultato ottenuto alle recenti elezioni europee, Matteo Renzi
preme sull’acceleratore delle grandi “riforme”, lancia moniti offensivi e continua
a dispensare promesse a piene mani. La sua è una corsa all'impazzata e da
ultimo miglio, malgrado le curve. Un film già visto con il Berlusconi delle mai
realizzate “riforme liberali”, che avrebbero dovuto trasformare l'Italia in un
Paese libero: liberato dall'ingombrante presenza illiberale e liberticida dei
"comunisti".
Oggi come allora, i toni –
eccessivi fino a rasentare la volgarità – prevalgono sui contenuti; le prove
muscolari sulla competizione delle idee, sul confronto dialettico e sul rispetto
delle regole.
“Il Paese non può più aspettare!”.
Più che il Paese sembra proprio che Renzi, eternamente in sorpasso, non possa
più attendere. E lo è a tal punto da cadere in quell’ansia di prestazione che
già colpì il suo degno maestro: il Cavaliere.
Chi non ricorda la celebre frase:
“Non mi fanno lavorare”? Ieri i catto-comunisti, oggi i “professori”, i
“superburocrati” (ma chi la ha designati sulla base di rapporti di natura
fiduciaria se non il timoniere di turno?), i “comitatini”, i movimenti (il Forum
dell’Acqua Pubblica resta il "partito" con il maggior numero di consensi della
storia dell’Italia repubblicana), i dissidenti interni al PD.
Ecco, dunque, spiegati due
episodi noti ormai ai più: le dichiarazioni rese dal Premier in un'intervista
rilasciata qualche giorno fa al Corriere della Sera sulla politica energetica e
sui "comitatini"; l'imminente varo del c.d decreto
"Sblocca-Italia", con il quale Governo darà il via libera alla
realizzazione delle grandi opere, delle infrastrutture strategiche e al raddoppio
della produzione nazionale di gas e petrolio.
In tutto questo
"tritume" mediatico si sono, però, perse le tracce delle anime
"patite e sofferenti" del PD, che nel corso della passata e della
presente Legislatura hanno promosso e adottato Risoluzioni, volte ad impegnare il
Governo ad intraprendere tutt'altra azione politica. Inutilmente, però. Nonostante
il chiaro contenuto delle Risoluzioni e nonostante i diversi progetti di legge depositati
sul blocco delle attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi in
terraferma e in mare.
L’olimpo dei gloriosi
"martiri" PD della resistenza contro le trivelle è affollato:
Giovanni Legnini, Michele Pompeo Meta, Stefania Pezzopane, Marco Filippi,
Nicodemo Nazzareno Oliverio, Salvatore Tomaselli, Colomba Mongiello, Tommaso
Ginoble, Luigi Famiglietti, Mariastella Bianchi e tanti altri ancora.
Coerenza vorrebbe che tutti coloro
che si sono schierati in difesa dei territori e dei beni comuni prendano le
distanze da questa politica governativa, presentando una mozione di sfiducia
nei confronti del Governo Renzi per aver tradito l’indirizzo politico espresso in
sede parlamentare.
Parigi val bene una messa. O no?
Se sì, che agissero subito; in caso contrario, la smettessero di pontificare e si
tenessero stretto il loro amato Renzi.
Coordinamento Nazionale NO TRIV
Nessun commento:
Posta un commento