Salve a tutti e tutte,
vi scrivo da una delle
terre più lontane e periferiche della geografia europea, le Isole Canarie.
Purtroppo per motivi logistici non siamo riusciti ad essere presenti a questo
importante incontro, a cui ci avete molto gentilmente invitato.
Anche noi alle Canarie
ci troviamo molto gravemente minacciati da progetti petroliferi. Difficile raccontarvi
in poche righe la nostra vicenda (potete trovare un ottimo riassunto nella
pagina www.savecanarias.org[1], anche in versione italiana, che vi invitiamo a sottoscrivere, e continui
aggiornamenti della situazione nella pagina facebook Save Canarias[2]
o, in italiano, Difendiamo le Canarie dal Petrolio)[3].
Da noi il progetto di
Repsol, nella sua assoluta inopportunità, viene portato avanti malgrado il
rifiuto da parte delle principali istituzioni locali e regionali, oltre all’opposizione
di partiti, organizzazioni ambientaliste e associazioni cittadine di tutti gli
ambiti e livelli. Per fermare le trivellazioni non sono bastate le protezioni
ambientali più rigorose di ambito nazionale e internazionale, il rischio
sismico inerente alla zona, la particolare problematica della fornitura di
acqua potabile (desalinizzata al 100% nelle isole circostanti, abitate da
250.000 persone, le quali potrebbero restare senza approvvigionamento idrico da
un giorno all’altro), l’estrema profondità a cui si vuole operare (sotto uno
spessore d’acqua di 1.500 metri e con più di 6.000 metri di perforazione
sotteranea), l’allarme della comunità scientifica internazionale o le
avvertenze delle più importanti federazioni turistiche di mezza Europa, che
inviano in loco quasi 12 milioni di turisti all’anno.
Sulle isole c’e stata
una mobilitazione costante, e un mese fa sono scese in piazza oltre 200.000
persone, nelle manifestazioni più importanti mai registrate nella storia delle
Canarie; ma il rifiuto più assoluto da parte della popolazione non è bastato a
far cambiare idea al partito di governo in Spagna che promuove imperturbabile
il progetto, insensibile perfino ai più elementari calcoli elettorali. Racconto
tutto questo per darvi un’idea delle forze che abbiamo contro: una sola impresa
(forse però grazie all’impulso che le viene da un intero sistema basato sui
combustibili fossili) riesce a liquidare tutti questi argomenti a cui ci
appelliamo in nome dell’interesse comune. Oggi 11 luglio scopriamo con orrore
che l’autorizzazione ministeriale per l’inizio effettivo dei lavori arriverà in
pochi giorni.
Noi lottiamo contro
questa minaccia da tredici anni, e solo ora sembra sorgere poco a poco il germe
di un movimento coordinato a livello nazionale, in una collaborazione tra le
associazioni cittadine che si oppongono alle trivellazioni e le organizzazioni
ecologiste permanenti. Ci sembra chiaro che un lavoro coordinato sarebbe molto
più fruttifero: io spero che con questo incontro possa gettarsi il seme di una
coordinazione ancora più ampia, che tenti di salvare il nostro patrimonio
comune europeo finché è possibile.
A livello politico è sorto
lo scorso 9 luglio all’interno del Parlamento europeo un gruppo di lavoro
il cui obiettivo è fermare i progetti di trivellazioni alle Canarie e nel
Mediterraneo, stimolando al contempo il passaggio a un nuovo modello energetico[4].
Cinque forze politiche spagnole compongono per ora questo gruppo di lavoro, ma l’intenzione
sarebbe quella di integrarvi altre forze politiche internazionali con interessi
comuni. Il gruppo è stato promosso ed è ora coordinato dall’Oficina de Acción Global, l’ufficio del
governo isolano di Lanzarote specificamente
dedicato alla lotta contro le trivellazioni e alla promozione di un nuovo
modello energetico. Vi trasmetto
l’invito, su richiesta di quello stesso ufficio, a prendere parte
all’iniziativa, incoraggiando eventualmente i vostri rappresentanti politici ad
entrare in contatto con il gruppo di lavoro (l’indirizzo email di riferimento è in nota a
pie’ di pagina)[5].
Consideriamo vitale lo sforzo rivolto a un’azione di ambito comunitario: le prossime
riunioni del gruppo di europarlamentari coinvolti sono previste per settembre
2014.
Da parte nostra
cerchiamo di seguire quello che succede in Italia sul piano dello sfruttamento
del petrolio e dello sviluppo delle energie rinnovabili, ma troviamo spesso
difficoltà a rintracciare informazioni attendibili, spesso per disinteresse o
faziosità dei media mainstream. Credo
che sarebbe necessaria una circolazione maggiore dell’informazione, anche a
livello divulgativo, affinché tutti i dibattiti affrontati non restino patrimonio
degli specialisti e degli attivisti, ma vengano messi attivamente a
disposizione dell’opinione pubblica più generale.
Non vorrei dilungarmi
oltre. Vi ringrazio molto per la vostra attenzione e spero di aver l’opportunità
di incontrarvi di persona in qualche prossima occasione. Assieme al mio
personale appoggio, vi porto i saluti e il più caloroso incoraggiamento da
parte degli attivisti contro le trivellazioni nelle isole Canarie.
Eliana Cabrera
(Difendiamo
le Canarie dal petrolio)
[1] Web informazione/adhesioni (anche in italiano): www.savecanarias.org.
[2] Facebook aggiornamenti (spagnolo): https://www.facebook.com/pages/Save-Canarias/501504143260625?fref=ts.
[3] Facebook aggiornamenti (italiano): https://www.facebook.com/pages/Difendiamo-le-Canarie-dal-petrolio/125614247571354?fref=ts.
[4] Link alla notizia:
http://www.cabildodelanzarote.com/tema.asp?sec=Noticias&idCont=13050&idTema=17.
[5] Email Oficina de Acción Global (Ezequiel Navío): oag1@cabildodelanzarote.com.
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