Qualche giorno fa taluni hanno sostenuto che le perplessità da
me espresse sulle posizioni assunte dalla Regione Puglia in ordine
all’adeguamento della Raffineria di Taranto fossero meramente “strumentali” e
fondate su notizie non corrette. Pubblico di seguito una mia breve replica.
La Conferenza dei servizi tenutasi
il 17 luglio 2014 è – lo dico in modo atecnico – solo uno dei tanti “tasselli”
del procedimento amministrativo, che darà il via libera all’ampliamento e al potenziamento
della Raffineria di Taranto.
L’articolo de “Il Fatto
Quotidiano” mi ha solo offerto l’occasione per ricostruirne l’iter e per
dedurne che responsabilità politiche ve ne sono.
Basti pensare alla
Valutazione di Impatto Ambientale (VIA: un altro dei “tasselli” del
procedimento). Nel caso della Raffineria di Taranto, non solo l’organo tecnico,
ma anche l’organo politico ha espresso il proprio parere favorevole.
Vogliamo forse sostenere il
contrario? E non si dica che la VIA sia un atto “necessitato”: la Corte
costituzionale, con una sentenza che riguardava la Regione Sardegna (sent. n.
81/2013), ha chiaramente precisato che la VIA non ha mai solo natura tecnica: “a
verifiche di natura tecnica circa la compatibilità ambientale del progetto, che
rientrano nell’attività di gestione in senso stretto e che vengono realizzate
nell’ambito della fase istruttoria, possono affiancarsi e intrecciarsi
complesse valutazioni che – nel bilanciare fra loro una pluralità di interessi
pubblici quali la tutela dell’ambiente, il governo del territorio e lo sviluppo
economico – assumono indubbiamente un particolare rilievo politico”. Si badi:
quel “possono affiancarsi” che si legge nella sentenza non contraddice il fatto
che la VIA ha natura politica; al contrario: esso sta sottolineare che la VIA
ha anche natura politica specie
quando la Regione decida di lasciar concludere l’istruttoria tecnica con una
delibera di Giunta; come aveva deciso di fare la Regione Sardegna e come ha
fatto, appunto, la Regione Puglia.
Nel 2011 la Giunta
regionale ha, infatti, espresso parere favorevole sulla compatibilità
ambientale del “progetto di adeguamento delle strutture della Raffineria di
Taranto per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio proveniente dal
giacimento denominato Tempa Rossa, sito nella provincia di Potenza,
proposto da ENI” (e altrettanto hanno fatto il Comune e la Provincia).
Dopodiché sono arrivati il Decreto direttoriale del Ministero dell’ambiente,
che ha escluso la VIA per la variante al piano di gestione delle terre e rocce
da scavo (20 giugno 2014), e la Conferenza dei servizi, dal cui verbale (17
luglio 2014) risulta l’approvazione di tale variante: il che fa pensare che la
Regione Puglia non abbia proposto ricorso dinanzi al TAR avverso la decisione del
Ministero di non sottoporre a VIA la variante. E se così fosse, perché non l’ha proposto?
Ora, si può anche pensare
che non sarà la Regione Puglia a impedire – con la sua attività –l’ampliamento
e il potenziamento della Raffineria. Ma questo non è un buon motivo per
non intraprendere una azione politica. D’altra parte, le sorti di Tempa Rossa (i.e.: delle persone che vivono in Basilicata)
dipende proprio da Taranto, in quanto la Raffineria serve unicamente a
questo scopo: raffinare il greggio che arriva da lì.
Per questo trovo che sia
contraddittorio (e difficile da spiegare a chi ha votato “L’Altra Europa con
Tsipras”) che mentre SEL dichiara di sposare le idee che ispirano la Lista
Tsipras, la Regione Puglia decida di agire in senso diametralmente opposto alla
linea politica condivisa in ambito nazionale e sintetizzata in un comunicato
stampa della Lista del 17 marzo 2014.
Non mi pare un dettaglio
trascurabile.
Enzo Di Salvatore
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