Lo scorso 9 aprile la Commissione Europea ha approvato le nuove
“linee guida” sugli aiuti di Stato per il settore dell’energia e per l’ambiente
(“Guidelines on State aid for
environmental protection and energy 2014-2020”). L’atto varato dalla
Commissione, frutto di un vero e proprio colpo di mano del Commissario spagnolo
alla concorrenza Joaquín Almunia, si propone di esentare i
settori produttivi maggiormente energivori ed inquinanti, spesso poco
efficienti dal punto di vista energetico, dal contribuire al sostegno
finanziario ai sistemi di incentivazione o di aiuto di Stato alle fonti
rinnovabili, che andranno gradualmente a scomparire a partire dal 2016.
A beneficiare della misura, fortemente contrastata dal Comitato delle
Regioni, saranno soprattutto i settori chimico, siderurgico, metallurgico,
elettronico, petrolifero e del gas. Chi pagherà in loro vece? La risposta è
contenuta nel titolo e nell’occhiello di un articolo pubblicato su La Stampa il
9 aprile scorso: “Commissione Ue esenta l’industria
dal contributo a rinnovabili – Aiuti di Stato tedeschi estesi a tutti.
Pagheranno i consumatori”. Chi perde e chi vince? A soccombere sono gli
obiettivi di politica ambientale dell’Unione; a prevalere sono gli interessi
delle potenti lobbies, che condizionano, fino a dettarle, le decisioni delle
istituzioni europee. Su tutte, il cosiddetto “Gruppo Magritte”, in cui spiccano
l’Enel e l’Eni.
Vediamo perché.
A partire dal 2016, e dopo aver testato le nuove procedure su una
parte delle produzioni elettriche da fonte “green”,
il prezzo dell’elettricità dovrà essere progressivamente garantito da
meccanismi legati all’andamento del mercato. Con un’eccezione, però: in virtù
dell’atto approvato dalla Commissione, le grandi utilities proprietarie di centrali termoelettriche, giovandosi
della legalizzazione di quel meccanismo nient’affatto concorrenziale che va
sotto il nome di capacity payment,
vedranno riconoscersi sovvenzioni pubbliche in cambio di “sicurezza” per il
sistema elettrico.
Una vera manna per le multinazionali (specie per quelle in perdita),
i cui investimenti in impianti di produzione elettrica da fonti fossili tardano
a “rientrare”, sia a causa del calo della domanda di energia determinato dalla
crisi, sia perché costretti a far fronte alla concorrenza delle fonti
rinnovabili (fotovoltaico in testa), che, con riferimento alla produzione di
energia elettrica, hanno priorità di dispacciamento proprio nelle ore in cui si
registrano i picchi di consumo.
La Commissione ha usato due pesi e due misure: amorevole e premurosa
con i gruppi industriali dell’energia fossile e con la siderurgia made in Germany, per i quali l’atto ha
effetto immediato e, di fatto, retroattivo; “matrigna” non solo con le fonti
pulite e rinnovabili, ma anche e soprattutto con le imprese, che negli ultimi
anni hanno scommesso sull’efficienza energetica per acquisire competitività sul
mercato.
Sotto il profilo più squisitamente politico-giuridico, l’approvazione
dell’atto da parte della Commissione presenta una seconda grave criticità:
utilizzando il “cavallo di Troia” delle “linee guida”, che non necessitano di
approvazione né del Parlamento né del Consiglio, e facendo leva sulle proprie
prerogative di Autorità antitrust, i tecnocrati della Commissione hanno assunto
decisioni, che incideranno pesantemente sulla politica ambientale, climatica ed
energetica dell’Unione.
Il Parlamento continua, di fatto, ad essere espropriato della sua
funzione legislativa, senza che il suo Presidente Schulz, oggi candidato del PSE alla Presidenza della Commissione,
proferisca parola.
È tutto frutto del caso? Non proprio, visto che l’intera vicenda si
sviluppa sull’asse Almunia-Schulz-Merkel.
A cantar vittoria è soprattutto la Germania, il cui Governo ha
lungamente trattato con la Commissione affinché fosse fatto salvo il sistema
degli aiuti di Stato alle industrie energivore, che la Merkel ha alimentato negli ultimi tre anni in strisciante
violazione delle normative antidumping dell’UE e che ora viene di fatto
legalizzato ex-post.
Per l’Italia è una disfatta politica, economica ed energetica in
piena regola: sapientemente occultata dai protagonisti del nuovo corso renziano
e relegata ai margini del dibattito in vista delle prossime elezioni europee.
ENZO DI SALVATORE
ENRICO GAGLIANO